Alla ricerca della Verità

Post n°7 pubblicato il 06 Febbraio 2007

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Una conferenza di Carofiglio, Selleri e Petrocelli 

25/01/07

Uno scrittore, uno scienziato e un rettore, rispettivamente Gianrico Carofiglio, Franco Selleri e Corrado Petrocelli, dialogano sulla “ricerca della verità” nell’investigazione giudiziaria, nella riflessione scientifica e nella creazione letteraria. L’incontro, a cura di Saverio Pascazio e Sebino Stramaglia, si terrà giovedì 25 Gennaio alle 16 nell’aula A del Dipartimento di Fisica al Campus Universitario.

L’argomento non poteva non incuriosirmi, e indurmi ad abbandonare i compiti per ascoltare la conferenza.

Inizia a parlare Gianrico Carofiglio, magistrato e scrittore, ponendo all’uditorio una intrigante domanda: “E’ possibile dire che un fatto è vero?” La risposta è no, è infatti possibile dirlo solo di un enunciato.

Anagrammando “LA VERITA’ ” si ottengono due suoi attributi: RELATIVA e RIVELATA.

Carofiglio illustra come la Verità sia al centro del lavoro di un giudice. Il fine del processo infatti è la ricerca della Verità (Codice di Procedura Penale), ma non è una verità scientifica o formale (per verità formale si intendono verità che partono da dati certi e arrivano a conclusioni certe); le verità storiche hanno invece una alternativa. Il lavoro del giudice assomiglia molto al lavoro dello storico. Il ragionamento giudiziario sui fatti giunge a “risultati accettabili”. Si procede raccogliendo elementi e formulando ipotesi, che devono poi essere confermate da altre prove. Se le soluzioni sono probabilissime, queste vengono accettate.

Al contrario della verità storiche, le verità formali sono tali a prescindere dall’uditorio. Nei processi invece si ha una ricostruzione narrativa dei fatti. La lingua diventa perciò strumento di costituzione della conoscenza. Chi espone i fatti è come un narratore, quest’ultimo si occupa di storie verosimili, non vere. Bisogna avere il coraggio, però, di scegliere tra ciò che è verosimile e ciò che è vero.

Prende la parola Corrado Petrocelli, rettore dell’Università di Bari, il quale comincia il suo discorso mettendoci davanti ad una terribile “verità” (!): noi tutti abbiamo paura di sentirci dire la verità piuttosto che cose piacevoli. La verità non è quasi mai piacevole. Di solito si tende ad accogliere quella che si vuole credere sia la verità. Secondo Cicerone il vero equivale al giusto. Ma c’è una terza categoria: l’utile.

Tucidide sosteneva che quello che è vero deve essere utile, anche se spesso è sgradito. Lo storico dovrebbe essere lo scienziato della verità.

Erodoto scriveva sui Persiani che essi istruivano i proprio figli a cavalcare, a combattere e a dire la verità.

Se si guarda la costruzione della parola greca “aleteia”, che significa “verità”, questa è composta dall’alfa privativo e dal verbo “lantano” che vuol dire nascondere, quindi la verità è qualcosa che non deve essere nascosta.

Tocca a Franco Selleri, fisico, illustrare il ruolo della verità nella scienza, ambito nel quale la certezza dovrebbe essere all’ordine del giorno. Tuttavia la parola “verità” ricorre raramente in Newton, Keplero, Cartesio; mentre appare più spesso in Giordano Bruno e Galileo Galilei.

Giordano Bruno venne condannato dall’Inquisizione per le sue idee sull’atomismo, sull’infinità dell’Universo, sulla verginità di Maria, sulla transustanziazione… Oggi molte delle sue idee sono accettate e sono oggetto di ricerca attiva. Le sue idee sono state imposte a tutti gli uomini, anche se il suo nome viene fatto raramente.

Ma nemmeno nella scienza ci sono sempre certezze assolute e verità inconfutabili.

Popper sosteneva che anche le migliori teorie e le migliori invenzioni sono piene di errori. Lo stesso Einstein aveva dubbi sulle sue teorie. In un qualsiasi esperimento, infatti, basta la presenza di un osservatore ad alterare i dati.

Quelli che dicono la verità lo fanno con lo stesso scopo di quelli che mentono.

Secondo Galileo, la verità è così tanto nascosta, che non è facile distinguerla dalle bugie.

Si passa poi al dibattito col pubblico. Dalle domande dei partecipanti e dalle risposte dei relatori vengono fuori cose interessanti. Vittorio Delfino Pesce chiede: “Se la verità è semplice, che problema c’è?”

Saverio Pascazio, uno dei curatori dell’incontro, mette in luce come, in alcuni casi, ci possano essere molteplici verità. Il modo più semplice è chiamato verità probabile.

Selleri puntualizza: non è importante conoscere la verità su un fatto, ma avere una buona conoscenza di quest’ultimo. Norberto Bobbio formulò la teoria dell’argomentazione: rifiutare le teorie troppo nette: tra gli estremi c’è posto per LE Verità.

Anche io voglio dirvi la mia riguardo la Verità, e lo faccio citando da un libro:

“Ebbene, io amo la mia limitatezza e la mia fallacia. Anzi, ne sono perfino orgoglioso. Amo la mia fatica di pensare, amo il mio sforzo nel formulare pensieri che siano miei e soltanto miei, non rivelati da un’entità suprema e non accettati senza discutere e senza domande nell’attesa di una risposta che verrà dopo la morte, amo i miei pensieri con tutti i loro limiti e i loro difettiamo la gioia che mi dà cambiare idea, litigare con le persone, capire che sto evolvendo, che sto crescendo. Amo la mia verità proprio perchè non è una Verità, ed è mia.

(Marco Cagnotti, Umberto De Vanna, Cerco un ateo per parlare di Dio)

2 commenti (+aggiungi il tuo?)

  1. Giacinto
    Mar 11, 2013 @ 15:39:56

    Avrei una foto da farti vedere

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    • Giacinto
      Mar 11, 2013 @ 15:43:10

      Nn posso pibblicarla perche ce un minore te la volevo far vedere per sapere cosa ne pensi …mi sta procurando parecchi guai … Te ne sarei molto grato grazie

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