Superquark+: più di un sogno

Venerdì, durante la conferenza stampa in cui si annunciava l’uscita di Superquark+, per la prima volta ho realizzato che forse stava succedendo davvero: un altro sogno che si realizza.

È iniziato tutto poco più di un anno fa, con una telefonata arrivata verso le 14.30, mentre stavo iniziando a pranzare. Numero sconosciuto, fame, piatto che si raffredda… convinta che fosse un call center che voleva propormi qualche offerta, ho risposto un po’ seccata con quella fretta che ti spinge a chiudere senza neanche sentire la prima frase fino alla fine.

“Giuliana Galati? Stiamo cercando giovani divulgatori per un progetto della RAI…”

Ci sono sogni che son lì, nel cassetto, da sempre. Ma in un cassetto in alto in alto, di quelli che non ci arrivi nemmeno con la scala. Son lì conservati, sai che ce li hai, ma non pensi davvero di poterli raggiungere. Non sono fisicamente impossibili, perché in teoria non violano nessuna legge dell’Universo, ma potremmo dire che lo sono statisticamente, nella pratica.

All’improvviso la scala per raggiungere quel cassetto era lì. Dovevo solo trovare la chiave per aprirlo.

A quella telefonata è seguito un periodo lungo e agitato. I provini. L’incertezza. La presa di coscienza di quanto fossi lontana dalle loro aspettative. La caduta nel baratro, per un po’, all’idea di essere arrivata così vicina al cassetto… senza riuscire aprirlo.

In quel periodo, oltre poche amicizie con cui mi ero confidata, mi sono stati di gran supporto ed esempio due astronauti: Samantha Cristoforetti e Paolo Nespoli, anche se loro non lo sanno e non mi conoscono.
Nel suo “Diario di un’apprendista astronauta“, che avevo appena iniziato a leggere, Samantha racconta dei lunghi periodi di attesa dopo ogni step della selezione. Descrive, senza remore, i suoi fallimenti, le sue cadute e come queste siano state uno sprone per impegnarsi il doppio. Molto schiettamente Samantha afferma che non basta avere un sogno e impegnarsi per realizzarlo: in certi casi ci vuole anche una dose smisurata di fortuna. Quant’è vero!
Paolo Nespoli, invece, è la prova che in qualche caso la caparbietà può farci arrivare alla meta anche se alla partenza ci mancano un po’ di pezzi: quando decide di realizzare il suo sogno d’infanzia, diventare astronauta, ha 27 anni, non è laureato e non conosce l’inglese. E, se non erro, proverà tre volte il concorso prima di essere selezionato, quando ormai per molti era diventato “troppo vecchio” per essere scelto. Non si può realizzare un sogno senza nemmeno provarci!

Io la mia dose di fortuna l’avevo avuta. Adesso dovevo mettercela tutta per trovare quella maledettissima chiave e aprire il cassetto. Ho passato venti giorni davanti a una telecamera, riprendendomi e riguardandomi anche 5-6 ore al giorno o più. Facevo vedere i video ad amici e parenti chiedendo opinioni e consigli. Ogni volta ne ricavavo una lunga lista di punti… ma era solo l’inizio!

A fine gennaio l’avventura inizia sul serio. Mi comunicano che sono a bordo, d’ora in poi le incertezze riguarderanno più che altro l’approvazione del progetto.

Se avete visto le puntate, avrete notato che il nostro spazio è di circa 3 minuti. Che sarà mai preparare 3 minuti?
Si inizia facendo ricerche sul tema, poi si butta giù un canovaccio, che viene letto, modificato, riscritto, riletto, rimodificato e così via fino a quando non raggiunge il via libera per essere inviato a Piero… e se va bene non bisogna ricominciare da capo.
Seguono prove di registrazione a casa. Molte nel mio caso, prima di inviare il video a chi di dovere.
Ricordo ancora benissimo la mia soddisfazione quando ho inviato il primo video. Nei mesi precedenti avevo seguito un corso di dizione e di intonazione. E col docente del corso avevo studiato la dizione e l’intonazione da dare al brano. Quel canovaccio era diventato un caos di accenti e annotazioni. Gli amici avevano dato un ottimo giudizio al mio video di prova. Ero fiera dei miei progressi.
Chi di dovere vede il video e mi telefona. Rispondo pronta a ricevere complimenti e quello che sento è: “Ciao Giuliana, ho visto il video e NO. Proprio NO. Scusa se te lo dico così con franchezza, ma NON ci siamo. Assolutamente NO.” ….

Seguono altre prove a casa, in hotel, in redazione, registrazioni su registrazioni in studio… e spero che alla fine il risultato sia per lo meno decente! Se lo è, il merito è di tutte le innumerevoli persone che hanno continuato a darmi consigli e incoraggiarmi (anche coi loro “NO!”), se non lo è… la colpa è solo mia!

La verità, però, è che in questi mesi mi sono soprattutto divertita. Per molti Superquark è Piero Angela, ma nella realtà Superquark è un’orchestra fatta da innumerevoli persone: alcune le vedete nei servizi esterni, di altre potete leggere solo i nomi in coda agli episodi. Senza di loro nulla sarebbe possibile e nulla sarebbe così com’è!

Alla fine di questa esperienza posso dire senza dubbio che ciò che più porterò nel cuore e per cui sono più grata sono i momenti passati con questa squadra meravigliosa: le risate, le mangiate, le chat, gli scherzi, le reciproche bonarie prese in giro, le infinite disquisizioni sul burro, “il solito hotel” che diventa una casa, gli imprevisti, gli abbracci e la felicità che tutti noi sentivamo una volta giunti al traguardo.

E allora lasciatemi spendere qualche altra riga per ringraziare coloro con cui ho condiviso questi mesi…
Un grande grazie va a coloro che non vedete perché “nascosti” dietro computer, telecamere, scartoffie, contratti, trasferte, montaggi, social, promozione e così via: Emanuela Capo, Cristiano Leuti, Bruno Mastroianni, Manuela Palelli, Valeria Vaglio.
Grazie agli storici autori di Superquark, con cui spero di poter continuare a collaborare per imparare dalla loro esperienza: Elisabetta Bernardi, Barbara Bernardini e Barbara Gallavotti.
Un grazie speciale va a Paolo Magliocco, per tutto e in particolare per la pazienza veramente infinita che ha dimostrato di avere di fronte alla mia testardaggine nella scrittura dei pezzi e imbranataggine di fronte alla telecamera!
Grazie anche a Davide, Luca, Edwige e Ruggero (che ha raccontato la sua esperienza qui), gli altri quattro giovani divulgatori con cui abbiamo condiviso questa fortuna e … tutti i sintomi di una acute sindrome dell’impostore!